Mi piace così tanto il sole in autunno.
Cammino a lato di una pista ciclabile, sul marciapiede affiancato da una fila ordinata di alberi. Mi godo questa luce meravigliosa. Osservo il lago e sorrido, con sulle labbra l'amarezza di ricordi troppo dolci.
Io... io non so davvero che cosa avessi in testa. Che cosa sperassi.
Quali sono i valori imprescindibili per una persona? O, meglio, in base a che cosa si scelgono i propri valori?
Scendo dal marciapiede e attraverso il prato verdissimo che separa la pista ciclabile dalla riva del lago.
Mi avvicino all'acqua. Lascio che le onde lambiscano gli stivali di cuoio marrone. Onde innocenti.
C'è un lago dietro di loro. Eppure, da qui, da questo inquieto ma ritmico sciabordio, questo bacino d'acqua non è in grado di far altro se non inumidire leggermente le suole.
Mi siedo -questi jeans si sono già seduti su abbastanza treni, muretti, scale e sedie di bar affollati per scandalizzarsi per qualche granello di sabbia umida-, e mi accendo una sigaretta. L'ennesima.
Guardo il pacchetto quasi vuoto e fermo il mio cervello prima che arrivi a ricordarsi quanti (pochi) giorni fa è stato comprato.
Non so più quanto sia davvero giusto. Vivere qui, vivere così. Senza una casa che mi faccia sentire a casa, errabonda per strade e città, figlia adottiva del Nulla, personaggio in cerca di Autore, specchio senza riflesso, ombra senza contorno. Se sia giusto non porsi mai limiti. Non avere limiti.
Se sia giusto sacrificare la propria esistenza a un Dio chiamato Vita.
Vita. Vita quella che uccide, sia ben chiaro.
Quella che ti fa tradire fiducia e amicizia per l'Amore.
Quella che ti fa accettare il dolore come metro di paragone, perché soffrendo hai provato le più intense emozioni di sempre.
Quella che non ti fa dormire, che ti fa sentire folle, quella che ti lascia sola. Ma sola davvero.
Quella che ti distrugge e ti sfianca.
Ma... ma che è così maledettamente... viva.
Viva. Non ha un suono meraviglioso?
Spengo la sigaretta. Esalo il fumo dell'ultimo tiro, nuvola grigia che scaturisce da labbra dischiuse.
Ma io mi chiedo. Questa, questa cosa folle e bellissima, intensa e suicida, è davvero vita?
O vivere è un'altra cosa?
E, se fosse davvero questa, la Vita Vera, perché mi sento così? Perché finisco per fare certe cose?
Perché c'è sempre del sangue e della lacrime? Perché stamattina non mi sarei mai alzata dal letto e perché non riesco a stare a casa da sola senza distruggermi?
Perché?
Qui c'è bisogno di Senso.
Ovvero di riconoscere che un senso non c'è...
RispondiEliminaE se il senso fosse la mancanza di senso? O la compresenza di più sensi? Relativismo VS nichilismo... e il realismo?
RispondiEliminaOh questa assurda pretesa dell'uomo di capire... l'uomo dovrebbe limitarsi a vivere. Assaporare. Giocare. Amare. Piangere. Queste cose qui.
RispondiEliminaMa ha senso vivere senza coscienza di ciò che si sta vivendo? Senza averlo compreso pienamente? Forse sono vittima di una eccessiva razionalizzazione della realtà. E, forse, sì, l'uomo dovrebbe "limitarsi" a quelle cose lì. Sembra banale, ma non lo è.
RispondiEliminaE' il male di chi pensa troppo... bisognerebbe essere più incoscienti. Ma come siamo gelosi di questa nostra natura... ;)
RispondiEliminaHai ragione, se siamo proprio gelosi. Orgogliosi, direi. ;)
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