sabato 28 gennaio 2012

Still here.


But I'm still... here. 


Mi chiedo perché, dopo tutti questi anni [tutti? Secondo quale metro di paragone questi anni possono essere tanti? Magari sono ancora pochi.], io sia ancora qui.
Qui, a cercarti fra le canzoni che lasciano risuonare i ricordi, qui a trovarti fra pagine scritte in un passato che, forse, non è ancora passato. 


Imprinting. Forse è per questo che ti cerco in ogni sguardo che incontro. 
Imprinting. Forse ti ricorderò per sempre. [Dio, spero di ricordarti per sempre...] 
Imprinting. Forse non ho il coraggio di trovarti per la paura di vederti scomparire, non appena i tuoi contorni saranno ritornati abbastanza netti. Come sempre. 


Forse mi ostino a tessere fili rossi. 
Per paura di dover lasciare andare anche te, sebbene non ti abbia mai, davvero, avuto.
Forse mi ostino a chiedere "Ti ricordi di me?", mentre invece dovrei dirti "Mi ricordo di te."
Perché lasciare andare il passato sembra sempre cancellarlo? Perché non può essere una liberazione?
Indulgenza.
Auto-indulgenza. 
[Da qualsiasi prospettiva la si guardi, mi manca.]


[Datti pace.]


Mi ricordo di te.
Ogni volta che mi guardo allo specchio. 
Ti ho lì, dove i miei occhi non si posano mai, dove tento di non far arrivare mai nessuno sguardo. 
E in quel punto c'è tutta la rabbia e tutto il dolore, c'è tutta quella notte, e tutte le altre, trascorse con il fantasma di te, che rendeva fantasma me.


Scrivo che sei una questione in sospeso, e mi chiedo se, invece, tu non sia solo l'ennesima alternativa al Vuoto. 


-E cosa arrivi a stringere fra le mani, vivendo così, se non un pugno di mosche?


Un pugno di mosche, un pugno di ricordi. 


Sei l'unico che non ho mai lasciato andare.
Sei l'unico dal quale non sono mai scappata.
Sei l'ennesima àncora? O sei il punto di partenza, al quale ritornerò, dopo aver fatto il giro del Mondo?


Non mi manchi. Ma ti penso. Anzi, penso a te. 
Tutto qui. 


La verità è che non posso fare l'amante a vita. 
Delle amanti non resta traccia. 




[E' la neve.
E' l'inverno che arriva e si porta dietro tutti gli altri inverni, i loro freddi.
E' la stanchezza, la settimana pesante, i sonni agitati.

E' la Vita, Agnese.
E' la Vita che chiama e alla quale tu hai paura di non saper rispondere, come sempre. E' la Vita che c'è e che tu non puoi ignorare. E' la Vita che tu sai vivere così.

E' che non ci sono solo te stesse cannibali e nascoste in fatiscenti casupole da mostrare agli altri.
E' la rabbia, lecita ma mai abbastanza.
E' che la responsabilità non la si può scagliare addosso agli altri, come le parole. 

E' che vaffanculo.
E' che everybody needs somebody to love.
E' che ho lasciato le sigarette in macchina.
E' che ho fallito. Ho fallito, cazzo. E ho preferito indossare l'ennesima maschera piuttosto che farmi vedere vulnerabile e non-perfetta agli altri.
E' che non avere paura non significa non farsi domande.
E' che certe strade dovrei dimenticarle.
Altre smettere di volerle raddrizzare.
In certe strade, invece, divellere l'asfalto.
E' che il passato ritorna sempre, senza sangue, ma ugualmente doloroso. 

E' che io di sguardi vivrei. 


E' che... nelle parentesi c'è sempre più altrove.
E' che, comunque, non me ne vado.]


On air: Il silenzio della neve, del sabato pomeriggio, dei diari riletti, dei vecchi racconti. 

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