lunedì 14 novembre 2011

Nel vuoto per mano


Solo il vuoto, qui, sa di eternità.


Fuggire in lacrime da una lezione di Filosofia.
"Voi dite che queste cose sono sbagliate, in realtà le temete. Perché sono umane. Troppo umane"
Nietzsche, io ti amo. Ti amo perché mi fai un male terribile, e allo stesso tempo descrivi con un'esatezza drammatica tutto quello che ho dentro.


Devo smetterla con questi sbalzi di umore. Non posso vivere così: svegliarmi apatica, tre-quattro ore di buon umore da luce e conversazioni piacevoli, e poi il Baratro.
Non posso continuare ad assorbire certe lezioni e certi libri come una linfa velenosa. Non posso lasciarmi pugnalare così, da parole scritte e dette secoli, o decenni, fa. 
Non posso continuare così, consegnandomi alla ghigliottina dell'istante vissuto in sé e per sé.
Non posso continuare a scrivere così, vomitando su pagine e pagine i ricordi, le emozioni, le lacrime e i sorrisi.


Non penso che rimanga altro, però. Questo è l'unico modo in cui ho imparato a vivere.


Non posso seppellirti sotto metri di ghiaccio impenetrabile, per non sentire la voragine che mi squarcia ogni volta che ripenso a com'era, parlare con te.


Sono umana, cazzo. 
E non posso ricordarmelo solo quando vedo il mio sangue, stillare dalla pelle o sciogliersi nell'acqua. 
Io sono umana. 
Non può cancellarmi, non può farmi sparire. Non può estirparmi da te come un'erba infestante.
Messaggi, mail, consegnate per sempre alla casella "bozze" da un perentorio "lasciaci in pace". Forse un "lasciami in pace" sarebbe stato più esatto.
Penso. Voglio illudermi. Ho bisogno d'illudermi che non sia stato solo quell'attimo in cui hai creduto di esserti innamorato di me.
Ho bisogno d'illudermi, siamo arrivati a questo punto, bene. Ma, in fondo, fuori dalla Realtà per fuori dalla Realtà...


Non sto bene, mi sembra evidente. 
Dormo troppo poco. Mangio in un modo assurdo. Bevo troppo caffè. Oggi ho fumato solo una sigaretta, però, fino ad ora. 
Abito in una casa in cui nessuno chiede qualcosa. Abito in un mondo in cui nessuno chiede qualcosa.
Però io non posso evaporare, lo capite? Io sono qui, faccio casini, vivo in un modo assurdo, faccio domande che mettono a disagio e guardo troppo le persone negli occhi, lo so. 
Ma sono qui. 
E l'unica persona che mi ha abbracciata nell'ultimo mese e mezzo è a Londra.
Ho vent'anni, dovrei essere indipendente, lo so. Il problema è che mi sono costruita una forma strana di indipendenza, si chiama "annichilimento di tutti i bisogni".


Nel vuoto per mano. 
Nel vuoto si cade? 
Noi sapevamo volare.


Mi manca quella sensazione. 


Manca un po' tutto qui. 


[E, vaffanculo, io sul mio blog scrivo quello che voglio. Se vi infastidisce, cazzi vostri. Face it.] 


On air: Subsonica, Nel vuoto per mano (in particolare: Il Vento)

1 commento:

  1. Mi prendo il vaffanculo. Qualcuno mi ha detto che bisogna essere responsabili delle parole che si mettono in circolo. Di ciò che trasmettono. Ci ho pensato un po'. Non so se la penso così. Credo che libertà significhi tutto questo, e che anche il dolore possa essere messo in circolo. La comunione del dolore è utile. Magari uno trova le parole, mentre a un altro non riesce e può gridare con le parole dell'altro... Però non ti nascondo che mi ha fatto male il tuo post. E allora avrei preferito non leggerti. Nonostante tutto ti abbraccio. ;)

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