venerdì 11 novembre 2011

Cercasi Mr Gwyn disperatamente



A certi libri manca una cosa. Una pagina. In fondo, per ultima.
Una pagina in cui l'autore scriva cosa fare dopo aver letto l'ultima parola.
Perché, a me, certi libri lasciano una sensazione di mancanza terribile.


Ieri ho terminato Mr Gwyn. L'ho letto in un fiato, una notte e poco più.
In apnea.
Avevo bisogno di un libro del genere, che mi strappasse dalla Realtà e mi abbracciasse, tenendomi fra le sue pagine per un po'.
E si stava bene, fra le pagine di Mr Gwyn. Attimi di poesia così cristallina da commuoverti, attimi di concretezza tanto schietta da farti sbuffare una risata.
Pagine di particolari. Sì, particolari, quei minuscoli dettagli che nessuno nota mai, che puoi ignorare e comunque godere della bellezza di qualcosa. Ma sono i particolari quelli di cui t'innamori.
Baricco è così.
Mr Gwyn è dolceamaro. Romantico, come solo la malinconia sa essere. Naif. Triste.
Mr Gwyn ha tutte le caratteristiche della storia d'amore che vorrei vivere.


[Perché parlo sempre d'amore? Pur essendone assolutamente distante? Perché amore è l'unica cosa che può salvare l'uomo, dall'essere animale, dalla legge dell'utile che lo governa, dalla razionalità asettica. Amore può dare e togliere senso a ogni cosa come nient'altro.
Per me non è Dio a essere Amore. Ma è Amore ad essere Dio.]


Mr Gwyn è un libro che mio padre getterebbe dopo due pagine. Perché inutile, strano, quanto di più lontano dalla concretezza si possa scrivere. Ma a me questi libri fanno bene, mi tranquillizzano. Mi fanno pensare che non sono l'unica, ad avere questo modo così inesatto, ma così inevitabile, di guardare la vita.
Mi fanno sentire bella. Ed è strano, che un libro possa farti sentire bella. Senza specchi, senza bilancia, senza fotografie. Con delle parole.
Libri del genere sono a metà fra l'amicizia e l'amore. Ecco. Con le persone è sempre un disastro, quando ti ritrovi in quell'angolo miracoloso che si disegna fra l'amore e l'amicizia. Solitamente è più effimero di un tramonto. O di un'alba.
Solitamente basta una birra in più per sconfinare da una parte, per mandare in frantumi l'incantesimo.
[...] si ricordò di come ogni incantesimo sia fragile oltre ogni dire, e velocissima la vita nel suo rapinare.
Invece, con i libri funziona.
Il problema è quando li finisci. Ed è come quando ti stacchi da un abbraccio, ma stai ancora piangendo. Vorresti ritornare lì, in quell'incavo sicuro e tiepido fra quel collo e quella spalla, a scioglierti in lacrime che inzuppano una maglietta che è stata indossata proprio per finire così.
In quell'incavo, come fra quelle pagine, tu puoi piangere per il casino più incasinato che tu abbia mai combinato, ma con la sensazione che, alla fine, tutto si sistemerà.
Ecco.


Sono trascorse quasi ventiquattr'ore da quando ho terminato Mr Gwyn, e non ho ancora preso in mano un altro libro.
Io rivoglio lui.
Voglio Jasper Gwyn che mi spoglia e mi osserva, alla luce delle Caterina de' Medici.
Voglio Jasper Gwyn che scrive libri sotto pseudonimi e me li spedisce, senza dirmi che fra quelle pagine ha nascosto un mio ritratto.
Voglio che Jasper Gwyn mi faccia un ritratto, e mi riporti a casa. Perché i ritratti riportano le persone a casa. 
Voglio essere Rebecca, e Audrey. E il vecchio di Camden Town. E Tom.
Voglio trascorrere 32 giorni in uno studio che in realtà è un magazzino degli attrezzi abbandonato, a farmi fare un ritratto da un pittore che in realtà è uno scrittore.


Forse, Jasper Gwyn mi manca così tanto perché avevo la sensazione che fosse qualcuno a cui non importasse, quello che vedeva.
Andava oltre i corpi, gli involucri, spogliava le persone ma in realtà non erano i vestiti quelli che toglieva, non solo.


Cercasi Mr Gwyn disperatamente.


Lo cerco perché ne ho incontrato uno, di Mr Gwyn, tempo fa. So che non è solo un personaggio di un libro.
Solo che se n'è andato, come un personaggio se ne va quando richiudi la copertina di un libro che hai finito.
E mi manca esattamente come mi manca Mr Gwyn, ora.


Sto delirando. Lo so.


Chissà se leggi. Alcuni giorni penso di sì, altri sono certa di no.


"Mi basta saperti viva. In lacrime, ma viva. Ubriaca, ma viva."
Sì, sei egoista. Vorrei che ti fossi preoccupato di non fare del male anche a me, oltre che a lei. Certo, forse non avessi avuto fra le mani qualcuno di così propenso a farsi del male ti sarebbe riuscito meglio.


[...] Pensò anche la condanna di quelli, molti, che non sono capaci di toccare senza far male, e d'istinto cercò con gli occhi quelle mani e le piccole ferite.


Devo riprendere fiato, spegnere le lacrime.


Un giorno aveva conosciuto un uomo sposato che aveva un bellissimo modo di incasinare qualsiasi cosa toccasse. 
Baricco ha l'ironia delle pugnalate.


[Mi è appena passato per la mente il flash di un sogno fatto stanotte: venivo gettata in un lago nero e melmoso, pieno di cadaveri divorati dai vermi; non c'era nessuno e il lago era circondato da un canneto altissimo e sovrastato da un cielo temporalesco. No comment.]


Mentre riassetto le mie facoltà razionali e mando in stand-by quelle emotive, apro a caso Mr Gwyn e trascrivo qualche sottolineatura (stranamente, non ne ha moltissime, questo libro. Forse perché è l'atmosfera, quella che ti rapisce, non le frasi. Meno incisività, più sensazioni che sfumano.)


-Sì, è un bel mestiere, il copista.
-L'ho pensato anch'io.
-Un mestiere pulito, lei disse.


Così finì per capire che si trovava in una situazione nota a molti umani, ma non per questo meno dolorosa: ciò che, solo, li fa sentire vivi, è qualcosa che però, lentamente, è destinato ad ammazzarli. [cfr]


-Le risoluzioni definitive si prendono sempre e soltanto per uno stato d'animo che non è destinato a durare.
-Chi l'ha detto?
-Marcel Proust. Non si sbagliava mai, quello. 


Veniva da pensare che aspettassero di depositarsi sul fondo di un enorme bicchiere.


Se devo dimenticarti mi ricorderò di farlo, ma non chiedermi poi di dimenticare che me ne sono ricordato.


Voleva in qualche modo mettersi spalle al muro perché sapeva che solo in quel modo avrebbe avuto una chance di trovare, in se stesso, quello che cercava.


[...] e arrivò a fantasticare di come si sarebbero spostati, lui e il modello, per usare le ultime luci, o al contrario per rifugiarsi nel primo buio. 


Era radiosa, nella sua bellezza senza scopo. (io voglio una bellezza senza scopo)


[...] Si lasciò sprofondare in un buio muto, e quel buio era se stessa. lo poteva fare, e senza paura, e facilmente, perché qualcuno la stava guardando - se ne rese immediatamente conto. Per qualche ragione che non capiva, era finalmente sola, in modo perfetto, come soli non si è mai - o di rado, pensò, in qualche abbraccio d'amore.


La smetto, di fare la copista. I mestieri puliti non fanno per me. Ho ricominciato a respirare, e sorrido quasi.
Mr Gwyn mi ha concesso una carezza, prima di lasciarmi di nuovo.


Ha una bella copertina. Cartoncino a coste sottili, color crema, scritte bordeaux e nero. Profuma ancora troppo di libro nuovo, appena stampato, ma ha, in sottofondo, una nota squillante d'inchiostro che promette bene.
Ve lo consiglio, ma solo se siete emotivamente un poco più stabili di me. Altrimenti aspettate.


Adesso mando una mail a Baricco. Uno deve prendersi qualche responsabilità, quando scrive libri del genere.

8 commenti:

  1. ammetto di partire prevenuto perchè ho un giudizio non sempre positivo di Baricco. Gli riconosco il senso, che anche tu sottolinei, della "leggerezza". Ha buoni soggetti, secondo me un po' meno buona abilità scrittoria. Ma ogni romanzo ha una sua storia quindi leggerò e dirò! e inoltre... de gustibus! :)

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  2. Sai, riflettevo sulle doti scrittorie di Baricco proprio qualche giorno fa. Anche secondo me non è il massimo. Ma gioca sull'empatia, e sa giocare tanto bene che non ti accorgi nemmeno, di aver appena letto una frase che, al liceo, il tuo professore d'italiano avrebbe sottolineato n volte con la penna più rossa in suo possesso. Ammetto che rispecchia un pò il mio modo di scrivere (o più probabilmente sono io che tento di rispecchiare il suo -suvvia, un pò di umiltà ;) e che a me piace, fin troppo.
    Ma, appunto, de gustibus :)

    Ps: Appena raggiungo un pc posto il commento che ho pensato per il tuo ultimo scritto..via cellulare non mi fa scrivere :(

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  3. A me piaci di più tu. Narrativamente dico. Poeticamente pure.

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  4. @Tra cenere e terra: Oh, grazie. Ma,semplicemente, sono brava a collezionare stralci poetici altrui..non creo nulla che non abbia già "sentito". :)

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  5. A enne2 piacciono i consigli letterari, ma non li segue quasi mai. Comunque noi preferiamo la poesia. E' arrivata la sua ora, è tornata di moda

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  6. Ah, e chi non lo fa? L'originalità sta nel come, non nel cosa.

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  7. le stesse identiche sensazioni che ho avuto io leggendo il libro..;)

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  8. e poi stavo pensando..una particolarità di Baricco è quella a volte di non usare nomi propri per nominare i personaggi(ad es.la signora con il foulard impermeabile..ecc ecc..)l'ho notato in molti libri.. cmq è vero Baricco non è magari un genio a scrivere ma entra nell'intimità del lettore,gioca sull'emozioni..e io nn posso fare a meno di lui..

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